a cura di Alessia Bonanni (Nomas Foundation)
Ogni bene è un vecchio male reso utile. Quanto più sono terribili e grandi le passioni che un’epoca, un popolo, un individuo si può permettere, tanto è più la sua cultura
F. W. Nietzsche
Il progetto indaga il legame più intimo e personale tra artista, opera d’arte e lo sguardo di chi vi si accosta senza filtri. Al tempo della pandemia e a partire da un’analisi antropologica de “La Nausea” di Sartre, espressione di crisi del soggetto conoscente, crisi del pensiero e crisi di senso nell’esistenza, Perché l’arte ci eleva? propone una riflessione sullo scenario dell’arte contemporanea. Definita da contingenza assoluta, casualità degli eventi, impossibilità di spiegare i nessi tra le cose, l’esistenza sartriana concepisce l’esistenza del soggetto come a sua volta contingente: accentuato dall’irruzione del Covid19 nelle nostre vite con l’effetto di rovinare i nostri equilibri e alterare le nostre percezioni, questo senso di smarrimento sembra riguardarci oggi più che mai.
Cosa resta quando l’essere diviene pulviscolo di sensazioni, eventi, immagini, o qualcosa di sempre identico a se stesso? Possono gli artisti guidarci verso un grado differente di realtà? All’interno di quali rivoluzioni, riconosciamo l’artista come nostro simile? L’opera può essere una cura? Se sì, quale?
Perché l’arte ci eleva? intende esplorare ciò che l’artista riesce a sublimare, ritrovare il filo sottile che l’arte riesce a tessere mettendoci in contatto con l’altro e con noi stessi, scoprire quale cura e farmaco l’arte potrebbe offrire al tempo dell’incertezza.
Attraverso la narrazione, il progetto mira a ricostruire le storie di artist* che hanno scelto di offrire le loro esperienze personali in risposta agli interrogativi filosofici che ci accomunano: voci e storie che daranno luce e risonanza all’esperienza umana che precede l’arte, all’interno di un cammino che ci riscopra interconnessi e simili nelle nostre vulnerabilità.